Tahar Ben Jelloun nasce a Fes, il 1º dicembre del 1947. Trascorre l’adolescenza a Tangeri e compie gli studi di filosofia presso l’Università di Rabat.
Intorno ai primi anni Sessanta inizia la sua carriera di scrittore e, nello stesso periodo, partecipa alla stesura della rivista Souffles, che darà voce a uno dei movimenti letterari di maggior rilievo del Nord-Africa. È in questa occasione che conosce uno dei personaggi più importanti del momento, Abdellatif Laâbi, fondatore della rivista, con il quale condivide peraltro il luogo di nascita.
Insegna filosofia, ma a causa dell’arabizzazione è costretto nel 1971 a emigrare a Parigi, dove consegue un dottorato in psichiatria sociale, studiando la situazione psicologica e le condizioni di vita e di lavoro degli immigrati nordafricani in Francia. Continua a scrivere, sempre in francese, collaborando regolarmente con varie testate, tra cui Le Monde.
Nelle sue opere racconta il mondo contemporaneo e ne denuncia le ingiustizie, affrontando i temi del razzismo, della migrazione, del terrorismo.
L'uomo saggio
“L’uomo saggio, ci dice Montaigne, non perde mai niente
Se è se stesso”.
Impara ad accettare
Senza perdere la dignità
Coltivando il suo giardino interiore
Dove la sua libertà lo innalza al rango della grande saggezza
Ma quest’uomo esiste solo nei sogni
Poiché deve portare sulle spalle
Sul viso
Tra le mani
“Il marchio di tutta la condizione umana”
Pesante e spiacevole
L’umanità si accontenta di poco
Accumula tradimenti e compromessi
È la storia dello scorpione che, in mezzo al guado,
Punge la rana.
Traduzione della poesia "L'homme sage", tratta da: Tahar Ben Jelloun, Douleur et lumière du monde, Gallimard, Paris 2019.
Traduzione di Chiara Caccavale, Martina Cerretti, Valeria Ebana, Raffaella Forzati, Alba Lepiani, Claudia Scarciolla, realizzata nel corso del secondo appuntamento, curato da Carolina Paolicchi, del laboratorio online di traduzione dal francese “Tradurre il Mediterraneo”.