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«Un bel giorno a me, Federico, Dalì e Margarita Manso […] venne in mente di toglierci il cappello e mentre attraversavamo la Puerta del Sol ci lapidarono insultandoci […] perché si capisce: credevano che togliersi il cappello fosse un riferimento al terzo sesso» afferma la pittrice Maruja Mallo in un documentario del 2015 di RTVE.es dedicato a Las Sin Sombrero (in italiano “Donne senza cappello”).

Era il 1927, alle donne era vietato uscire senza cappello: una pratica che serviva agli uomini per mostrare a tutti il potere che esercitavano sulle donne. Il gesto di togliersi il cappello di Margarita Manso e Maruja Mallo, quindi, venne considerato rivoluzionario, scandaloso e provocatorio perché a farlo furono delle donne. Come spiega Loreto Sánchez Seoane per El Mundo «attraversarono la Puerta del Sol, nella Madrid degli anni Venti, si tolsero il cappello lasciando uscire tutte le loro idee, le loro inquietudini. Si mostrarono desiderose e non oggetto di desiderio». Fu un affronto al patriarcato imperante che creò inevitabilmente sconcerto tra i passanti.

Come scrive Dunia Amar, giornalista e conduttrice di TVMelilla, in un recente articolo, le Sin Sombrero erano «pittrici, poetesse, romanziere, scultrici e illustratrici che con le loro opere e il loro attivismo hanno cercato di cambiare la concezione e le norme esistenti nella Spagna degli anni Venti e Trenta. Sono state donne rivoluzionarie, trasgressive, coraggiose e battagliere, entrate senza esitazioni nel mondo artistico dell’epoca, che si sono battute contro le norme sociali e hanno rivendicato un ruolo intellettuale in un ambiente tradizionalmente di uomini».

La Generazione del '27 in Spagna

L’apporto letterario e artistico, ma anche storico e sociale, che – tra il 1923 e il 1936 – la Generazione del ‘27 ha dato alla Spagna, ha segnato enormemente le sorti del Paese. Questa esplosione creativa, però, non sarebbe stata possibile senza la presenza di figure femminili che hanno dato un contributo pari a quello delle figure maschili.

María Teresa León, Ernestina de Champourcín, Rosa Chacel, Concha Méndez, Josefina de la Torre, María Zambrano, Maruja Mallo y Marga Gil Roësset sono solo alcune delle scrittrici, poetesse, pittrici, scultrici della Generazione del ‘27 (Generación del ‘27), completamente dimenticate, o meglio, mai menzionate. Chiunque avrà sentito nominare intellettuali del calibro di Federico García Lorca, Pedro Salinas, Jorge Guillén o Rafael Alberti, giusto per menzionarne alcuni. Ma solo pochi sapranno che la Generazione del ‘27 è stato un movimento artistico-letterario capeggiato anche da geniali e brillanti donne: le rivoluzionarie Sin Sombrero.

Le loro opere sono rimaste nell’oblio per decenni e i loro nomi non appaiono tra i partecipanti della Generazione del ‘27. È in casi come questo che la letteratura ci fornisce un esempio concreto di quanto complessa e inarrivabile sia da sempre la tanto perseguita parità di genere; di come le battaglie per l’emancipazione in una società dominata da uomini siano state troppo spesso soffocate, ammutolite, cancellate dalla memoria storica.

Il progetto

Ciò che possiamo fare oggi è rispolverare il passato affinché la memoria di queste donne venga recuperata, riscoperta, conosciuta. È quello che stanno facendo Tania Battló, Manuel Jiménez Núñez e Serrana Torres con «Las Sin Sombrero, senza di loro la storia non è completa», un progetto multimediale nato nel 2015 con il quale è stata portata alla luce questa parte della storia dimenticata; un’attenta opera di recupero realizzata grazie alla produzione di un documentario, una campagna di sensibilizzazione sui social media, la creazione di un progetto educativo, la diffusione di materiali audiovisivi e la pubblicazione di un libro (Tania Battló, Las Sin Sombrero. Sin ellas, la historia no está completa, Espasa, Madrid 2016).

La vicenda delle Sin Sombrero ci insegna che essere donne significa troppo spesso affiancare al talento il coraggio. In una storia che da sempre ha come protagonisti gli uomini, le donne sono state spesso relegate a occupare un posto secondario, ancillare. È per questo che oggi abbiamo il compito e il dovere di cambiare la prospettiva. Riscoprire storie di donne come questa è sicuramente un primo passo per provare a farlo.

Articolo di Serena Massaro