Alexis Nuselovici (Nouss) è professore di letteratura generale e comparata e vicedirettore per la ricerca della UFR Arts, Lettres, Langues et Sciences humaines presso l’Università di Aix-Marseille. Una delle voci più autorevoli per quanto riguarda il fenomeno migratorio, tema al quale ha dedicato numerose pubblicazioni in Francia e all’estero, da anni si occupa di fare ricerca nell’ambito dei “translation studies” e dell’esperienza dell’esilio.
Membro di diversi gruppi di ricerca internazionali, Nouss è fondatore del Cardiff Research Group on Politics of Translating e fa parte del gruppo di ricerca “Transpositions” presso il Centre Interdisciplinaire d’Études des Littératures d’Aix-Marseille (CIELAM), che si occupa di traduzione letteraria, intersemiotica e interculturale, ponendo l’attenzione sui processi di transfert, ibridismo e di meticciato tra le diverse culture.
Inoltre, ha detenuto la cattedra “Éxil et Migration” al Collège d’études mondiales (presso la Fondation Maison des Sciences de l’Homme di Parigi), il cui obiettivo primario era quello di guardare all’esperienza individuale del migrante in rapporto alla migrazione come fenomeno collettivo.
Nel 2001 ha fondato il gruppo di ricerca POEXIL, nato dall’incontro di ricercatori che riflettono sulle diverse esperienze e situazioni dell’esilio, analizzandone le svariate espressioni artistiche in campo letterario, cinematografico e delle arti plastiche, da differenti prospettive: estetica, filosofica, antropologica, sociologica e politica. POEXIL nasce, quindi, dal bisogno di ridefinire il concetto stesso di “esilio” e di “esiliato” in seguito alle molteplici trasformazioni che la condizione di esilio ha subito nel corso dei secoli.
Diritto d'esilio
A queste tematiche è dedicato in particolare Diritto d’esilio, un pamphlet sulla necessità di riconoscere la figura del migrante come soggetto politico, ripensando il concetto di esilio, in sostituzione del diritto d’asilo per come era stato definito dalla Convenzione di Ginevra all’indomani del secondo conflitto mondiale e ormai inadatto a rispondere alle necessità del mondo odierno, in cui la situazione migratoria come fenomeno di massa necessita una configurazione giuridica radicalmente nuova. Grazie alla collaborazione fra l’autore e Federico Oliveri, direttore della collana Hurriya, dedicata alla raccolta di ricerche multidisciplinari sulle migrazioni mediterranee, l’edizione italiana si presenta come una versione estesa del testo originale: non soltanto appare arricchito di interventi finalizzati a chiarire riferimenti originariamente rivolti al pubblico francese e altrimenti oscuri al lettore italiano, ma anche aggiornato in relazione a studi e statistiche, per restituire al lettore italiano una fotografia il più fedele possibile della situazione migratoria in continua evoluzione, anche a causa dell’aggravarsi della crisi climatica e dell’emergere di conflitti armati, come nel caso dell’attuale guerra russo-ucraina, che alimentano l’esilio di milioni di persone.
Inoltre, come nell’edizione originale, Diritto d’esilio presenta una prefazione intitolata CovidExil, che l’autore ha avvertito l’esigenza di inserire, nonostante non fosse inizialmente programmata, per mettere in relazione la crisi sanitaria con quella migratoria. L’emergenza causata dal fenomeno pandemico, infatti, può aiutarci a riflettere sul divario presente nella gestione e nel coinvolgimento della popolazione rispetto alle due crisi:
[…], subendo e osservando la crisi causata dal Covid-19, ho prestato attenzione a un fenomeno con cui mi sono scontrato fin dall’inizio del mio impegno con i migranti: perché l’opinione pubblica, perfettamente informata sulla drammatica situazione migratoria e sull’inaccettabile numero di morti ai confini, non si indigni con una reazione collettiva ampia e udibile, che si rivolga ai governanti democraticamente eletti che conducono in suo nome politiche ostili all’accoglienza, e che, col pretesto del controllo dei flussi di arrivo, calpestano i principi fondamentali della cultura europea.
Comprendere a pieno l’esperienza dell’esule è, per Nouss, condizione essenziale al fine di poter suggerire nuove vie alla politica migratoria dell’Unione Europea.
Attraverso i suoi studi – e anche attraverso la sua esperienza personale – Nouss contribuisce a dare una nuova accezione al concetto di “meticciato”, da anni ormai connotato negativamente, proponendolo come una possibilità di un nuovo stare insieme, fondato su una multi-appartenenza identitaria che ne rispetti le differenze, rifiutando modelli sia assimilativi che comunitari. Secondo l’autore, il meticciato ha il potere di affrontare la cittadinanza, la laicità, il razzismo, la globalizzazione e il cosmopolitismo.
(Articolo di Francesca Bonaccorsi e Virginia Profili Paoli)