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«Un mare è un tappeto, una superficie fissa e allo stesso tempo mutevole che contiene tutto e ci contiene tutti. Luis Bagué Quílez (Palafruguell, 1978) ha messo il mare nel telaio della poesía», è così che lo scrittore e poeta spagnolo Arturo Tendero descrive Clima Mediterráneo, una raccolta di componimenti scritti e pubblicati dal poeta spagnolo Luís Bagué Quílez nel 2017.

Essere poeta oggi: Luis Bagué Quílez

Professore e ricercatore presso il Dipartimento di Letteratura spagnola dell’Università di Murcia e critico di poesia nel supplemento “Babelia” del quotidiano El País, Luis Bagué Quílez si dedica principalmente alla poesia spagnola contemporanea, studiando il legame tra discorso poetico e intermedialità e analizzando l’evoluzione della poesia sociale e le forme insolite di critica e denuncia. Sono da menzionare i suoi libri di poesia Página en construcción (2011) e Paseo de la identidad (2014), il saggio La Menina ante el espejo (2016) e il libro di racconti 5 capitales (2017).

Nel 2017, con la pubblicazione del suo libro di poesie intitolato Clima Mediterráneo, vince il XXX Premio “Tiflos” de la Crítica, un riconoscimento che è diventato, con i suoi oltre trent’anni di storia, uno dei più prestigiosi del panorama letterario spagnolo.

Il Mediterraneo fra passato, presente e futuro

Le poesie di Mediterráneos, primo capitolo del libro, ci immergono in un mare vasto e multiforme che ha visto il passaggio di migliaia di navi, merci, oggetti, persone e ha accolto una pluralità di pensieri e parole, mutando ogni volta, pur rimanendo lo stesso. Le immagini ci appaiono in una sequenza rapida, come fossero continui flash di una macchina fotografica che vede e immortala ogni dettaglio, non solo in superficie ma anche sott’acqua. Se in passato il Mediterraneo è stato culla della cultura classica, terrazza aperta su nuovi universi e porta d’ingresso di miti, usi e costumi, in tempi più recenti si è trasformato in teatro di innumerevoli violenze, guerre e morti, è il mare della disperazione, dello sradicamento di decine di migliaia di esiliati costretti a scappare dai loro luoghi di origine, e discarica dei Paesi che vi si affacciano. È così che passato, presente e futuro si incontrano fino a fondere sincronicamente Antichità, Medioevo, Modernità e Post Modernità.

Dai Fenici di Numanzia, antica roccaforte celtiberica situata nell’attuale provincia di Soria; alla fondazione di Cartagine, colonia fenicia nell’Africa settentrionale, la narrazione della seguente poesia si snoda attraverso immagini che ripercorrono pezzi di storia antica attraverso scene di un Mediterraneo aspro e perturbato.

Vengono da qualunque mare.
Scendono
dalle navi.
Fenici numantini
trafficanti di schiavi e ladri di rame
servi di una lupa
ai piedi del campidoglio,
caini e gregari, ma cittadini di Fuente Ovejuna
Libertà e amnistia,
il popolo unito. Eccetera.
Sbarcai ad Emporion (greco). Fondai Cartagena.
Respirai l’odore agrumato
di tutto ciò che cresce nelle intemperie,
di tutto ciò che morde nelle intemperie:
la carogna e il muschio.

Camminai sull’acqua.

Tinsi di rosso
il cielo.

Dalla penisola iberica alla Croazia, passando per l’Italia e l’Africa settentrionale: la quercia da sughero è una pianta mediterranea che cresce su terreni poveri, ha bisogno di poca acqua e di un clima caldo. Furono i Fenici a scoprire la versatilità del sughero e, da allora, le potenzialità di questo tessuto naturale sono state sfruttate da chiunque abbia vissuto nel Mediterraneo per produrre gli oggetti più svariati. Il protagonista della poesia che segue è il tappo di sughero, dalla produzione al prodotto finito, attraverso un viaggio tra passato e presente che ci fa riscoprire una tradizione di altri tempi che accomuna i popoli del Mediterraneo.

Il mare segue il suo corso,
il suo dis-
corso.
So galleggiare sull’acqua. Sono fatto di sughero.
Corteccia di sughera. Quercus suber.
Crescono solo nel Mediterraneo.
Vivono più
Del braccio che scarica il primo colpo.
I miei bisnonni entrano nella strofa.
Dall’estrazione manuale al prodotto finito.
La catena come perpetuum mobile.

Nessuno in quel momento pensava ai pannelli isolanti.
Nessuno in quel momento pensava alle tavole da surf.
Solo tappi.
Un milione di tappi al giorno:
in bottiglie di vino e in bottiglie di Cava,
nel bianco spumeggiante e nello champagne francese,
nel sughero naturale e agglomerato,
ciò che rimane
dopo aver triturato, pressato, polverizzato.
Stati Uniti, Argentina e Australia
sono le nuove franchigie.
Il mare si fa piccolo.
Nessuno in quel momento pensava alla tubercolosi.
Nessuno in quel momento pensava ai tappi sintetici.
Sbarcai in Scozia.
Creai il piroscafo e la nave a vapore.

Misurai la lunghezza di tutti gli oceani.

In pollici il mare,
in miglia la tempesta,
le energie dell’anima in megawatt.

Un figlio del mio tempo:
la moneta nel torsello e il difetto di fabbrica.