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Marocco (da www.internazionale.it)

In Marocco, e nel mondo arabo in generale, la poesia ha da sempre una posizione privilegiata tra le arti. I versi permettono infatti di esprimere appieno la musicalità della lingua araba contemporanea, che trae dal linguaggio del quotidiano e dalle lingue occidentali che hanno contribuito a quella che viene definita come la modernizzazione della poesia e della sua lingua.

La poesia marocchina, che come il resto della poesia araba è storicamente legata a schemi classici relativi alla rima e alla metrica e a forme tradizionali, ha iniziato a modernizzarsi a partire dagli anni Sessanta grazie a un profondo ripensamento critico e una forte volontà di sperimentazione dovuti principalmente a due influenze: quella della letteratura dell’oriente arabo (Iraq, Siria e Egitto) e quella della letteratura occidentale, soprattutto di lingua francese. È importante sottolineare come la poesia marocchina moderna sia impegnata a non dimenticare il proprio passato, ma a utilizzarlo nel suo rinnovamento insieme ad altre tradizioni poetiche.

A causa delle vicende storiche, la lingua francese ricopre un ruolo complesso nel panorama linguistico in Marocco: impostasi come lingua del potere durante gli anni della colonizzazione, continua a mantenere un’indiscussa importanza per la letteratura. Per gli autori marocchini, la francofonia si intreccia con altri percorsi linguistici: arabo classico, arabo medio, arabo dialettale e tamazigh, costituendo una polifonia necessaria all’espressione poetica. È in questo articolato contesto linguistico che s’inserisce il nuovo fenomeno, quello dei giovani poeti marocchini – migranti e non – che scelgono di esprimersi in altre lingue occidentali.

Oggi, anche grazie alle numerose occasioni di promozione delle culture “altre”, sono sempre di più le opere che arrivano in Italia e vengono tradotte e acclamate dal pubblico.

Nonostante la poesia araba abbia affascinato grandi poeti occidentali, è solo a partire dagli anni Sessanta che l’Italia ha cominciato ad avvicinarsi alla produzione poetica dell’altra sponda del Mediterraneo. Specialmente negli ultimi anni, la poesia marocchina e araba in generale hanno trovato in Italia terreno sempre più fertile. Numerosi sono gli autori tradotti: dal Tahar Ben Jelloun, lo scrittore francofono più tradotto al mondo, ad autori più recenti come Mohammed Bennis, Mohammed Al Aachaâri, Hassan Najmi, e Abdellatif Laâbi.

Sana Darghmouni

 

 

Ne parliamo con Sana Darghmouni, traduttrice e docente di lingua araba alle Università di Venezia e Bologna, che sta curando la pubblicazione di una raccolta di poesie di Hassan Najmi.

* In cosa la letteratura e la poesia marocchina si distinguono da quelle dei paesi vicini? Quali sono le loro maggiori peculiarità?

Lo scenario letterario marocchino contemporaneo è molto ricco, variegato e complesso, per la varietà stessa degli sviluppi, per la molteplicità delle correnti e delle tendenze presenti sulla scena, e soprattutto per la peculiarità del suo plurilinguismo. Infatti la letteratura in Marocco viene scritta in varie lingue: in arabo standard, in vari dialetti marocchini, in lingua amazigh, in francese e in tante altre lingue europee, come lo spagnolo, l’olandese, l’inglese ecc. In questo scenario è notevole anche la forte presenza delle donne e la loro partecipazione attiva nel campo della scrittura e della produzione poetica o letteraria in generale. Senza dimenticare il ruolo culturale svolto dai festival di poesia, dalle istituzioni ufficiali e università, dalle associazioni e organizzazioni culturali per promuovere l’arte e la cultura nel paese.

La ricchezza e la varietà delle lingue e degli stili della poesia marocchina sono il risultato di un rinnovamento che il Marocco conosce già a partire dagli anni Trenta quando si è cominciato a mettere in discussione gli schemi classici e la forma della qasida e aprirsi alle influenze orientali ed europee. Poi dagli anni Sessanta, nella fase che ha seguito l’indipendenza, la poesia marocchina ha acquisito una sua maturità, ha cominciato a spogliarsi dalla sua veste conservatrice o romantica, influenzata in questo suo sviluppo dalla lezione della scuola irachena. Dagli anni Settanta è apparsa poi una generazione con nuove esperienze nate da una certa coscienza ideologica e intellettuale. Alcuni componenti di questa generazione hanno seguito il percorso dell’impegno nelle questioni politiche, civili e sociali degli anni di piombo che il paese attraversava, mentre altri hanno scelto di impegnarsi nel progetto di modernizzare la poesia e la sua lingua indipendentemente da coinvolgimenti non poetici. foto manifestazioni in marocco, anni '60-'70Negli anni Ottanta la poesia marocchina cresce in un’atmosfera di delusione ideologica, e comincia quindi a guardare fuori dagli orizzonti vicini. I poeti di questo decennio conoscevano bene la poesia internazionale, le sue lingue e hanno cominciato ad affrontare il mondo della scrittura senza alcuna ideologia, liberandosi dalle catene della fase precedente e così hanno tentato di descrivere, nei loro testi, le piccole cose, di cogliere il dettaglio, il semplice il non detto. La generazione successiva, quella degli anni Novanta, rafforza la scelta di quella precedente dando la precedenza all’estetica preferendola agli slogan e alle ideologie. Notiamo che lo scenario poetico attuale è dominato dalla poesia in prosa, scelta adottata dalla maggior parte dei poeti contemporanei.

* Qual è stata l’importanza della poesia nel Maghreb (per un italiano che non ne conosce propriamente la storia?)

È la stessa importanza che ha in tutto il mondo. Innanzitutto la poesia ha un’importanza estetica: è un’espressione artistica che esprime un certo stato d’animo e contribuisce ad arricchire l’immaginario umano, così come fanno le altre forme di arte quali il cinema, il teatro e le arti figurative. La poesia accompagna tutti i momenti dell’uomo e descrive la tragedia, la morte, la vita, la vittoria, le sconfitte, il dolore, la gioia…

Quindi la poesia ha un ruolo essenziale, è il custode della lingua, la sviluppa, ne arricchisce il lessico, in qualunque cultura essa sia. Il poeta colpisce le sue lingue personali all’interno della lingua comune e arricchisce le metafore e il lessico con nuove parole che le persone non usano nel loro discorso quotidiano. La poesia è un atto, un esercizio spirituale che sboccia da dentro, dall’io ma unisce il dentro e il fuori, da qui è difficile parlare di un ruolo della poesia come di un ruolo del discorso politico o religioso. Il discorso poetico è un discorso essenziale, umano, individuale, non istituzionale, non di massa, per i singoli, non ha una funzione pedagogica né moralistica, è un discorso simbolico, riflessivo.

Ma se deve avere un effetto o lasciare una traccia, che sia l’effetto della farfalla.

* Ritiene che la valorizzazione della letteratura marocchina debba necessariamente passare da una valorizzazione della letteratura nord-africana/araba come insieme organico?

Non è necessario parlare di poesia marocchina e legarla a quella di altre realtà, la poesia marocchina ha una sua specificità e una mappa caratterizzata da una profondità storica e legata alla cultura e agli abitanti del Marocco attraverso il tempo e lo spazio. La corrente poetica del Paese ha creato un percorso particolare tra quelli della poesia araba distinguendosi per una sua specificità e unicità. La poesia marocchina non assomiglia a quella irachena o saudita ad esempio. Ci sono delle differenze anche all’interno della poesia marocchina stessa, differenze negli stili, nelle generazioni, nelle fonti, nelle coordinate, nelle scelte. La poesia marocchina è autosufficiente. Tuttavia la scelta di compararla o legarla alla letteratura nord-africana o araba dipende dal lettore e dalla tipologia di lettore, chi legge può fruirla come un’esperienza autosufficiente e singola oppure alla luce di altre esperienze arabe.

* Perché è importante una diffusione della letteratura marocchina in Italia?

La diffusione della letteratura marocchina in Italia è molto importante perchè il legame fra i due paesi è forte e storico, esiste una vicinanza culturale, umana, sociale e civile tra i due paesi, senza parlare delle dimensioni economiche e geopolitiche. Tra l’Italia e il Marocco vi è una storia in comune, il Marocco aveva molti legami con i principati italiani e con il Vaticano. C’erano scambi commerciali, diplomatici, e scambi di prigionieri detenuti da pirati o corsari, basti pensare a Leone l’Africano. I due paesi condividono un’appartenenza geografica al Mediterraneo, un umore mediterraneo, un animo mediterraneo. Il presente italiano ha bisogno di tradurre la poesia marocchina e non solo, ma anche il romanzo, il teatro e il pensiero marocchino in generale.

Un altro aspetto che rende importante la traduzione della letteratura marocchina in Italia è la presenza di una numerosa comunità sul territorio. Alcuni aspetti dell’immigrazione vengono amplificati in maniera negativa e sfruttati da alcune parti in chiave denigratoria, non restituendo un’immagine veritiera, ragione per cui credo che la diffusione della letteratura possa aiutare gli italiani a capire la ricchezza del Marocco. Se viene presentata come si deve, la traduzione avvicina i due paesi e rafforza i legami. L’Italia non riesce ancora a stare al passo e a tradurre tutte le letterature umane, esistono poche traduzioni e credo sia giunto il momento per mettere a punto una vera strategia della traduzione. L’Italia deve sentir questo bisogno di far arrivare le letterature del mondo al suo lettore e questo arricchirà l’Italia stessa, aiuterà la lingua italiana ad aprirsi e non diventare una lingua locale.

* Con quali occhi il lettore italiano dovrebbe approcciarsi alla letteratura marocchina?

Prima di tutto il lettore italiano dovrebbe leggere la poesia marocchina con rispetto, dal punto di vista letterario non vi sono paesi sviluppati e altri arretrati, considerati tali se invece si osserva dal punto di vista economico. La sua forza non consiste in una supremazia economica o tecnologica perché la letteratura è autentica ed esprime un immaginario umano e un’identità con delle basi e dei pilastri, ha anche delle dimensioni di apertura sull’universo. Per il lettore è utile leggere l’esperienza letteraria marocchina per capirla e capirne la storia, il contesto e la società e per capire l’uomo in Marocco nella sua profondità storica, per non ridursi a sintetizzare il Marocco in pochi individui o nei messaggi deviati di alcuni partiti politici. Chi legge deve anche provare piacere, deve scoprire quali dialoghi e scambi si alternano all’interno della letteratura marocchina, tra il poeta marocchino e i poeti italiani, tra il pensiero marocchino e quello italiano. Nella poesia marocchina sono forti le influenze di Ungaretti, Montale, Alda Merini, per il pensiero filosofico Croce, Gramsci, Eco e altri.

* Da traduttrice, quali sono le maggiori difficoltà nel trasportare un testo arabo nella lingua italiana? Quanto si perde e cosa si guadagna?

Ci sono ovviamente problemi tecnici e altri relativi alla perdita del suono, ma il vero traduttore sa cosa lasciare e cosa trasmettere, sa trasmettere il senso poetico del testo non adottando una traduzione letterale, ma si preoccupa di restituire un testo integrale, vero e autentico. Il traduttore svolge una funzione civile, stabilisce il dialogo tra due culture e due popoli, deve sapere la lingua di origine e padroneggiare la lingua verso la quale traduce per far sì che la lingua italiana possa ospitare un’opera. La traduzione è un’operazione di ospitalità e credo che la lingua italiana abbia abbastanza possibilità, tecniche e strumenti per farlo, abbia una genialità che facilita l’operazione di traduzione e questo mi stimola ad ambire al progetto più ampio di tradurre più poeti marocchini e presentarli al lettore italiano e alla critica italiana. L’Italia ha bisogno di una dose di coraggio e di una strategia nazionale per tradurre la poesia araba, di una visione culturale più chiara ed ampia per capire il mondo arabo in tutte le sue manifestazioni e novità per evitare i malintesi e i cliché e le idee sbagliate.

La traduzione non è un’operazione meccanica o tecnica ma ha una profondità conoscitiva, è un ponte tra due grandi popoli amici, che si ascoltano, che si avvicinano, che condividono dei progetti per il futuro. Siamo tutti figli del Mediterraneo, bisogna restituirgli il suo valore storico. Ci sono in atto delle strategie per emarginare il Mediterraneo, questa zona geografica e culturale non è più il cuore del mondo come lo era in passato. L’Europa ha emarginato il Mediterraneo perché lo vede come una fonte di minaccia, come la porta di ingresso dell’Islam politico o della delinquenza. È giunto il momento per l’Italia di svolgere un ruolo essenziale nel Mediterraneo e la traduzione potrebbe essere un primo passo.