• 0 Items - 0,00
    • No products in the cart.

Per conoscere un Paese si ripercorre la sua storia, si studia il suo patrimonio culturale, si fa tappa nei suoi maggiori luoghi d’attrazione e si assaggia i suoi cibi tipici. Per conoscere il Libano, invece, questo non basta. Bisogna lasciarsi attraversare da quella melodia di sensazioni che solo una terra così eterogenea sa tramettere. Racchiusa in un territorio piuttosto ristretto, l’inestimabile diversità culturale del Libano riesce infatti a sollecitare, nel visitatore più accorto, tutti e cinque i sensi.

Olfatto

Il primo ad essere risvegliato è il senso dell’olfatto, uno tra i più evocativi. Oltre alle innumerevoli spezie che ne inebriano l’aria, il Libano ha un profumo aromatico e corroborante, emanato dalla resina del legno del Cedrus libani, una specie originaria proprio di questa regione, a oggi simbolo nazionale, raffigurato tra le due bande rosse orizzontali della bandiera. Il legno di cedro ha una tale fragranza da essere impiegato dagli artigiani mobilieri nella produzione di armadi e, in particolare, di cassetti della biancheria. In passato, invece, questo legno veniva usato nell’edilizia e nella costruzione di imbarcazioni. Gli stessi Fenici, che videro sorgere la loro civiltà sulle coste libanesi, diventarono una potenza navale proprio grazie al pregio di questo legno. Tuttavia, a causa di millenni di sfruttamento e deforestazione, ne sopravvivono solo poche centinaia di esemplari sulla catena del Monte Libano, tutelati dall’istituzione di aree protette come la Foresta dei cedri di Dio, patrimonio dell’umanità dal 1998.

Gusto

Ancora più evocativo, a giudicare da una delle penne francesi più celebri, è il senso del gusto. Il Libano non sa solo di falafel e di hummus, deliziose pietanze speziate della cucina levantina, apprezzate ormai in tutto il mondo. Quella libanese è una cucina prelibatissima che vanta numerosi piatti provenienti dalla tradizione, come il tabbouleh, diffuso soprattutto nella capitale Beirut. Si tratta di un’insalata a base di prezzemolo, cipollotti, menta, pomodoro, succo di limone, olio e bulgur (letteralmente “grano spezzato”).

Vista

Una volta riempita la pancia, è il momento di riempire gli occhi e lasciarsi stupire dalle meraviglie paesaggistiche e monumentali che il Libano ha da offrire. Crocevia di tanti popoli diversi, l’area libanese ha da sempre ospitato e conservato le tracce di tutte quelle civiltà con cui è entrata in contatto. Ne sono una dimostrazione i numerosi siti archeologici presenti sul territorio, tra cui Biblo, la città abitata più antica del mondo e culla della civiltà fenicia, e Baalbek, famosa per le imponenti rovine di alcuni templi romani.

Tatto

Dalla vista al tatto, dalle testimonianze archeologiche alle stoffe setose di una terra che eccelle anche nell’arte dei tessuti. È infatti proprio qui, più precisamente a Tiro, lungo la costa del Paese, che i Fenici iniziarono a produrre la porpora. Usavano poi questo pigmento rosso violaceo, estratto da un particolare tipo di mollusco, per tingere le loro stoffe pregiatissime.

Udito

Da ultimo, tocca all’udito. Non basta limitarsi a sentire la sua musica tipica, i suoi strumenti in legno tradizionali come l’oud, simile al liuto. È necessario saper ascoltare la moltitudine di voci rifugiate dentro i sui confini, provenienti soprattutto dalla Siria, e quel coro di credi differenti che lo caratterizza. A rendere il Libano un paese unico nel suo genere è proprio questo multiconfessionalismo che vede la coesistenza, tutt’altro che semplice, di 18 confessioni, raggruppate nei tre gruppi religiosi principali, cristiani, musulmani ed ebrei, ognuno dei quali può contare su una propria rappresentanza giuridica che dovrebbe garantire, almeno nella teoria, una convivenza pacifica. È questo, senza dubbio, il senso che dobbiamo sviluppare di più per poter comprendere a fondo la complessità di questo Paese che, seppur con non poche difficoltà, accoglie, fa silenzio e ascolta.

Articolo di Gloria Torelli