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Nato a Clermont-Ferrand nel 1978, François Beaune non è solo uno scrittore francese, ma un artista dalla personalità poliedrica, organizza mostre di arte plastica ed è stato l’ideatore del festival Du cinéma à l’envers che propone di realizzare cortometraggi a partire dai manifesti di alcuni scultori. Si è anche lanciato in una serie di progetti culturali che gravitano attorno al concetto di louche (“losco”): ha fondato la rivista d’arte Louche, ha creato lo spettacolo di cabaret Le Majestic Louche Palace e, sempre all’insegna della sperimentazione, stravolge in maniera comica ritagli di giornale nel blog Louche actualités. Infine, si occupa della stesura del feuilleton online Les Bonnes nouvelles de Jacques Dauphin e della fanzine collettiva Gonzo.

Sempre al concetto di louche è dedicato il suo primo romanzo, Un homme louche (2009), in cui racconta di un uomo in contrasto con la società. Beaune si è approcciato in seguito al genere poliziesco, rivisitandolo con Un ange noir (2011), in cui un narratore enigmatico investiga sull’omicidio della fidanzata apparendo come il colpevole ideale.

Le storie vere del Mediterraneo

In collaborazione con “Marseille-Provence 2013” (progetto per celebrare la città come capitale europea della cultura 2013), lo scrittore ha iniziato a raccogliere storie autentiche dal Mediterraneo allo scopo di rappresentarne anche la realtà più cruda attraverso gli stralci di vita dei suoi abitanti. Oltre a interrogarsi sulla coscienza di sè e a ridefinirsi in funzione degli altri, Beaune reclama il diritto alla parola di ogni essere umano. Ha così dato vita a una biblioteca digitale di testi, suoni e video in cui condividere le proprie esperienze di vita mediterranea.

Dal suo viaggio nel bacino del Mediterraneo scaturisce una nuova ispirazione. Da Marsiglia a Palermo, passando per Algeria, Tunisia e Maghreb, raccoglie circa 1300 storie, parte delle quali trascrive ne La lune dans le puits, des histoires vraies de Méditerrannée (2013), una raccolta di 200 racconti riuniti in una sola voce, in cui mescola aneddoti toccanti e travolgenti e a tratti comici. Il titolo dell’opera (“la luna nel pozzo”) si rifà a una riflessione di Sciascia:

«La verità è nel fondo di un pozzo: lei guarda in un pozzo e vede il sole o la luna; ma se si butta giù non c’è più né sole né luna, c’è la verità».

Lo sguardo sul Libano

Se ne La lune dans le puits Beaune offriva una descrizione a tutto tondo dei popoli del Mediterraneo, nel suo L’esprit de famille: 77 positions libanaises (2018) concentra invece il suo sguardo verso il popolo libanese e in particolare al ruolo rivestito dalla famiglia. Percorre in sette settimane le città di Beyrouth, Tripoli, Saïda, Sour, Zahlé, Baalbek e Tyr alla ricerca di confessioni intime: alla domanda “Qual è la storia che più vi ha segnato tra i vostri racconti di vita?”, sette libanesi su dieci rispondono famiglia, casa, ricordi d’infanzia e clan.

Il romanzo si configura come una sorta di autobiografia dalle sfaccettature multiple che delinea legami familiari commoventi, passionali e dolorosi. Un vero e proprio viaggio verso l’altro.

La lune dans le puits e di L’esprit de famille verranno pubblicati per la prima volta in italiano nel corso del 2021 da Astarte Edizioni.

Articolo di Federica Falaschi